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L’Asprinio:
Fil rouge del tour

L’Asprinum Museun Art è il punto focale per la scoperta di un intero territorio sul quale si diffonde un vero e proprio museo diffuso. Il percorso ideato, dal nome CesaWine Tour, inizia tra le mura del locale in pieno centro storico ivi compreso il murales “Eroica” e permette di interagire con quello che poi sarà l’esperienza vera e propria.

La posizione, inoltre, favorisce la possibilità di iniziare un tour ammirando i principali monumenti storici della città per poi proseguire alla scoperta delle cavità tufacee dislocate nel centro storico e ai siti di alberata.

Chi siamo

ASPRINUM MUSEUM ART

Un luogo unico legato all’arte, alla cultura, alle tradizioni, alla storia, ai sapori e al sapere della Terra Felix.

L’Asprinum Museum Art nasce dalla sinergia tra la Pro Loco ed il Comune di Cesa che hanno individuato il potenziale del patrimonio naturalistico contenuto nel territorio costituito dalle Alberate d’Asprinio, dalle Grotte Tufacee e dal vino Asprinio

 

A coronare questo tridente è stata la volontà di costituire un museo ad essi dedicato per sottolineare il profondo legame che c’è tra questi elementi e la popolazione; nonché, la potenzialità in essi contenuta come attrattiva turistica oltre ad essere il punto di partenza per uno sviluppo dell’economia locale correlata.

Mission:
Trasferimento e diffusione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche

Il museo ha il compito di raccontare la storia di una comunità legata ad una tradizione che partendo dalle origini della pratica tradizionale ne ripercorre le tappe salienti e sottolinea gli obiettivi futuri. In esso, quindi, confluiscono il passato, il presente ed il futuro con una convivenza tra le testimonianze antiche (fatte di oggetti e di racconti) con la documentazione delle attività in essere e, soprattutto, con una progettualità futura atta allo sviluppo turistico ed economico. Fondamentale per testimoniare la realtà vinicola, è la realizzazione di un’esposizione apposta all’interno del museo che raccoglie le bottiglie delle aziende produttrici.

L’Asprinum Museum Art ha il compito di ospitare gruppi di ricerca, incontri scientifici e workshop innovativi partecipando ad analoghe iniziative promosse da altri soggetti fungendo da corner point per le istituzioni scolastiche e universitarie per la fruizione di un’esperienza immersivi tra i suoni, i profumi ed il sapere dell’Asprinio; un luogo dove le immagini ti parlano e le parole ti penetrano grazie anche all’uso della tecnologia, della multimedialità e della realtà digitale. Per colpire e coinvolgere i visitatori, sono stati sviluppati diversi sistemi comunicativi: dal cartaceo al multimediale, dall’audiovisivo al multisensoriale, alle visite dei luoghi delle eccellenze.

Testimonianza tangibili sono rappresentate dagli strumenti tipici della Vendemmia Eroica come botti, fescina e scalillo oltre ad un percorso realizzato attraverso dei pannelli esplicativi che ripercorrono l’iter seguito dalla Pro Loco di Cesa per la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturalistico. Diverse sono le opere in esso esposte che sono state realizzate da artisti locali ispirandosi alle tematiche legate alle Alberate d’Asprinio, alle Grotte Tufacee ed al vino Asprinio.

Il museo diffuso

A supporto della materialità e dei contenuti offerti dalla visita all’ Asprinum Museum Art è possibile fruire dei servizi digitali contenuti su questo sito attraverso la Segnaletica Turistica Interattiva con Qr Code che illustrerà il percorso all’interno del museo e accompagnerà le varie tappe del museo diffuso costituito dai principali monumenti del centro storico, dai siti delle Grotte e delle Alberate.

 

Avrà il compito di migliorare la fruibilità della visita, integrarsi perfettamente con la città e rendere più facile l’accessibilità per il turista.

Villa Mariniello

Chiesa Maria ss del Rosario

Casa comunale ex convento dei domenicani

Villa Mariniello

Villa Mariniello

Villa Mariniello si sviluppa su due livelli, il piano terra è adibito ad uso commerciale con negozi e ufficio, mentre il primo piano è adibito a residenza. La costruzione presenta una facciata regolare, si riscontrano stucchi decorativi con motivi floreali e inferriate ornamentali che testimoniano l’intervento di un apprezzabile stile liberty novecentesco.

Anche il portone d’ingresso e l’interno dell’abitazione con i vari affreschi e parati sono decorati secondo lo stile “floreale”. Villa Mariniello è uno dei pochi esempi di villa-giardino presenti nel Comune di Cesa, l’estensione dell’area verde è di circa mq 6.500, in un’area compresa tra le due piazze del comune. Tale estensione, fino alla metà del XX secolo risultava essere ancora maggiore, ridotta invece dall’edificazione di unità abitative nell’area ovest del giardino.

Da un’attenta analisi cartografica è possibile identificare la vasta area verde fin dal 1793, per poi ritrovarla nella Carta dei contorni di Napoli redatta tra il 1836-40 in cui sono presenti due assi perpendicolari che funzionavano da viali pedonali e quattro aree verdi adibite a giardino. 

Con l’acquisizione della proprietà nel 1916 da parte del Cav. Mariniello si costruisce la nuova villa e vengono fatti diversi lavori al giardino tra cui la pavimentazione dei viali, l’inserimento di due panchine in pietra, la costruzione di una piccola cappella votiva ai confini del giardino e il cancello d’ingresso. Dalla corte della villa si accede alla grotta privata dedicata alla conservazione delle botti di vino asprinio e altre derrate alimentari deperibili. 

Agli inizi degli anni ’50 del XX secolo cominciarono i lavori di ristrutturazione della villa: furono eliminate le colonne al primo piano, fu ampliata la fabbrica con la costruzione di altri due alloggi rispettivamente ai due lati dell’edificio, fu costruita una casa colonica all’interno del giardino, fu eliminato il lastricato dei percorsi pedonali di cui ne era rimasto solo uno e fu espropriata l’area ovest per la costruzione di nuove unità abitative. Il giardino, così, prese sempre di più le sembianze di un orto e fu ceduto in comodato d’uso ad un agricoltore locale e, a memoria dei proprietari dell’abitazione, niente è più cambiato da allora.

Chiesa Maria SS del Rosario

In Piazza De Gasperi sorge la Chiesa di Maria SS del Rosario, anticamente era di giuspatronato dei Signori Ascanio, Orazio e Mario Della Tolfa, i quali nel 1602 la cedettero al convento della Sanità di Napoli – previo consenso di Mons. Bernardino Morra, vescovo d’Aversa (1598-1605). Nel 1608 il nobile Ascanio Della Tolfa donò parte del palazzo di sua proprietà ai Padri Domenicani Riformati; i religiosi si stabilirono nel paese ed utilizzarono alcune stanze al pianterreno come convento. Nel 1808, a causa della legge di soppressione, i Domenicani abbandonarono l’edificio.

Successivamente la Chiesa, con l’annesso convento, fu restaurata e riaperta al pubblico dal Servo di Dio don Giustino Marini. La chiesa, ancorché è menzionata per la prima volta nella Santa Visita che il vescovo di Aversa, Carlo I Carafa, effettuò il 7 aprile del 1637, vanta una fondazione più antica. Fu, infatti, edificata nel 1608 dal padrone del luogo, Ascanio Della Tolfa, e donata ai Padri Domenicani, che vi costruirono accanto il conventino che abitarono poi fino all’anno 1808, quando furono espulsi in seguito alle soppressioni bonapartiane.

Rimasta alle dipendenze della Real Camera di Santa Chiara, dopo un periodo di abbandono, fu riaperta dal Marini che dopo averla riattata, vi instaurò diverse pratiche di pietà in onore dell’Addolorata, di San Giuseppe, San Vincenzo Ferreri, del Bambin Gesù e delle Anime Purganti. Durante l’ultimo periodo di presenza dei Domenicani la chiesa accolse in una cappellina, l’attuale sagrestia, la confraternita del SS.mo Rosario eretta con reale assenso di Ferdinando IV di Borbone nell’anno 1782. Nel 1836 la chiesa fu ceduta al vescovo di Aversa, mons. Durini. 

Nel 1937, il rettore del tempo, don Giustino Mariniello, in prossimità del centenario della morte del Marini, poi celebrato il 6 luglio di quell’anno con una nutrita serie di manifestazioni religiose, fece riattintare con colori sobri ed ariosi tutta la chiesa e restaurare il soffitto facendovi dipingere l’immagine della Madonna del Rosario dall’artista giuglianese Luigi Taglialatela. Dopo qualche anno, però, nella primavera del 1948, per i disastrosi effetti dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale, il soffitto dovette essere rifatto di nuovo e con esso le decorazioni, affrescate stavolta dal giovane pittore aversano Alfonso Leccia.

II 6 luglio dello stesso anno, tuttavia, la mattina immediatamente successiva alla ricognizione canonica dei resti di don Giustino Marini, ordinata da mons. Antonio Teutonico per poterne avviare il processo di canonizzazione, il soffitto crollò ancora una volta, provocando per fortuna il ferimento di due sole persone attardatesi dopo la messa mattutina in attesa di poter partecipare a quella più solenne che si sarebbe dovuta tenere di lì a poco, come ogni anno, in ricordo del servo di Dio. 

Il prospetto esterno, che si sviluppa con un solo ordine inquadrato nei lati da paraste con capitelli ionici e in alto da una breve trabeazione, è dominato da un bel portale modanato in pietra di piperno preceduto da un cancello in ferro battuto e sovrastato da una lunetta affrescata con un’immagine, molto rovinata, della quale resta ormai il solo busto della Madonna col Bambino; un timpano triangolare, terminante con una Croce e occupato nella parte mediana da un oculo, conclude lo sviluppo assiale della facciata, caratterizzata per il resto anche da due finestre rettangolari.

Un breve campaniletto, munito di campana, svetta affianco alla cupola nella parte posteriore dell’edificio

Casa comunale ex convento dei domenicani

Casa comunale ex convento dei domenicani

Ex convento del SS. Rosario soppresso all’inizio dell’800, adibito a casa comunale nel 1888.
I locali al piano terra sono coperti con volte a vela. La facciata ottocentesca, si caratterizza per la presenza del motivo a bugne, di pregevole effetto chiaroscurale, valorizzato dalla presenza di una notevole lapide marmorea

Lapide di semplice fattura priva di elementi decorativi che reca incisi i nomi dei caduti della Grande Guerra. Il riferimento al “quinto anniversario del giorno fatidico”, contenuto nell’iscrizione, sembrerebbe far riferimento al novembre del 1918 con l’annessione di Trento e Trieste e la firma dell’armistizio da parte dell’Austria. Posta simmetricamente, un’altra lapide datata 28 novembre 1933 è dedicata a Francesco Bagno, martire della Repubblica Partenopea.

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